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FRA' GIOVANNI ANGELO MONTORSOLI
(Firenze 1507 - 1563)
"San Giovanni Battista"
Altezza cm. 108
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EXPERTISE D.SSA FEDERICA GASPARRINI

Mutilo della mano destra e dell'indice nella sinistra, il San Giovanni Battista in esame, modellato a forti blocchi e secondo un ritmo di superfici piane e nude, è certamente riconducibile al modus operandi dello scultore (di cui si conoscono anche incursioni nel campo dell'architettura e del restauro) Giovanni Angelo Montorsoli.
Nato in Toscana e allievo a Firenze di Andrea Ferrucci da Fiesole, il Montorsoli si distingue anzitutto per una massiccia essenzialità, nella quale le forme atletiche, prestanti di tradizione alessandrina - si ricordi al proposito il restauro del Laocoonte -, si compenetrano alla lezione eroica michelangiolesca, riscontrabile in particolare nelle opere fiorentine di San Cosma (1533 - 1537/1538; Sagrestia Nuova, San Lorenzo) e Mosè (1536; Santissima Annunziata). Tali sono infatti le componenti della statua sub judice, nella quale il gigantismo michelangiolesco, coniugato a un ritmo contrapposto delle membra di chiara derivazione classica, si accompagna a un'espressione possente, severa, più adeguata, in definitiva, che non la smagrita silhouette del Rustici sopra la porta est del Battistero fiorentino, a rappresentare colui che, avendo completa conoscenza dell'umano e piena visione del divino, è stato il punto di collegamento tra noi e l'assoluto.
Quello del Precursore è, del resto, un tema spesso presente nel curricolo dell'artista, al quale evidentemente lo legava, più che la sua stessa vocazione religiosa come frate Servo di Maria, il fatto che il Battista fosse patrono ex equo di Firenze e Genova, dove infatti lo scultore è a lungo attivo prima delle allogagioni messinesi. A ricordarcelo, oltre alle Vite raccolte dal patrizio genovese Soprani (1674) e in seguito ampliate dal pittore Ratti (1768), è anche il Vasari, il quale, nella Vita a lui dedicata (1550), riferisce d'un Battista scolpito da Montorsoli, allorchè questi, completata a Napoli la tomba di Jacopo Sannazaro e venuto a Genova, è incaricato da Andrea Doria di trsformare il presbiterio della chiesa di San Matteo (1543-1547).
Il confronto, sollecitato dalla provenienza genovese della statua in oggetto, ha tuttavia messo in evidenza più differenze che similitudini. Una perfetta corrispondenza morfologica è stata riscontrata col Battista in Santa Maria dei Servi a Bologna (1558 - 1562), rispetto al quale la statua in oggetto, meno definita nei particolari, soprattutto dei capelli e del vello, si presenta come un prototipo. In entrambi i casi, la muscolatura - più "titanica" che nel precedente genovese - è ben strutturata; il collo è teso, le sopracciglia aggrottate, lo sguardo assorto, mentre il panneggio, che dalla spalla fluisce lungo il fianco sinistro, s'increspa all'altezza della cintola e il braccio destro si chiude a serrare il petto: tutte le caratteristiche, queste ultime, riferibili alla piena maturità dello sculture, quando, superate le inquietudini dei primi giorni fiorentini, torna a rivolgersi con fiducia al sogno eroico rinascimentale e michelangiolesco.


Federica Gasparrini