ENG

  galleriabotticelliantiquariato
lagalleria
leopere
richiedi informazioni
contatti

  lagalleria
 

RICHIEDI INFORMAZIONI << indietro | avanti >>
Torna all'indice opere
GERRIT VAN HONTHORST
(Utrecht 1590 - 1656)
"Cristo di fronte a Caifa"
Misure cm 22x28,5
clicca sui particolari per ingrandirli


EXPERTISE PROF. MAURIZIO MARINI


Il dipinto, olio su carta applicato su tavola in eccellente stato di conservazione, raffigurante l’episodio evangelico di Cristo di fronte a Kaifa è una importante testimonianza tecnicostilistica del pittore Gerrit Van Honthorst, detto Gherardo delle notti (Utrecht, 1590-1656). Il nomignolo con cui è noto gli viene attribuito in Italia, sia per le sue prerogative nella messa in scena di storie a luce artificiale, sia perchè il riferimento è a uno dei suoi temi più frequenti, vale a dire la “Notte “ per eccellenza, la “Notte Santa“ della “Natività di Gesù“. La sua formazione ha luogo nell’area culturale di Utrecht, rimasta fedele al cattolicesimo romano. In tal senso, dopo un apprendistato presso la bottega di Abraham Bloemaert è spinto, da questi, a compiere un viaggio di approfondimento in Italia. In tale contesto è Roma ad offrirgli gli stimoli più significativi, nonché un notevole nucleo di commissioni per collezionisti (quali Scipione Borghese ed il marchese Vincenzo Giustiniani) e chiese della città e del contado (menziono Santa Maria della Concezione Santa Maria della Scala, la chiesa dei PP. Cappuccini di Albano). Al di là dell’importanza di Gherardo per gli esiti della pittura di artisti olandesi quali Rembrandt e Vermeer è la sua interpretazione del naturalismo del Caravaggio a fornire nuovo estro interpretativo al contesto internazionale. Nondimeno tali argomenti esulano dagli estremi cronologici del presente studio, strettamente connesso agli anni trascorsi a Roma (1606 – 1612). Il bel dipinto in oggetto è, infatti, il modello in scala ridotta di quello, di analoga iconografia ( cm. 272 X 183 ), oggi conservato presso la National Gallery di Londra, ma, in origine, eseguito per il suddetto marchese Vincenzo Giustiniani ( a suo tempo tra i più convinti sostenitori del Caravaggio e del suo Naturalismo che egli contribui a diffondere tramite gli artisti suoi protetti). La grande tela ebbe un immediato successo, come attestano le molteplici copie, dipinte ed incise, che ne sono state tratte (v. “bibliografia”). Nondimeno la versione in esame, oltre all’elevata qualità pittorica, presenta elementi tecnico – merciologici tali da assicurarne l’autografia del maestro olandese. Come detto, questi, al pari di altri pittori suoi contemporanei (ricordo p. es. Massimo Stanzione, Ribera ed in precedenza, El Greco), in assenza della fotografia e per supplire al monocromo delle incisioni, conservava in bottega delle versioni di formato ridotto delle tele più importanti commissionategli. Tali piccole redazioni assumevano il valore di pro-memoria per la bottega e di crediti da mostrare ad eventuali committenti. Molto usato quale supporto era il rame, ma, l’Honthorst (a dimostrazione dei suoi mezzi economici) adotta la costosissima carta. Questa (applicata su tavola o tela) ha il vantaggio di assorbire le eccedenze d’olio e non generare il reticolo del cretto: conservazione dei materiali e dei colori illimitata nel tempo, come si evince dall’esame del quadro "sub giudice".
Particolarmente interessanti gli eventuali confronti con composizioni affini, tra le quali ricordo il “Cristo deriso (a lume di candela) del Los Angeles County Museum; il “San Giuseppe nella bottega di falegname“ già in San Silvestro in Montecompatri (Roma); la “Decollazione del Battista“, Roma, Santa Maria della Scala.

Maurizio Marini